IL CASTELLO
La particolarità delle fortificazioni di Gradara è
di conservare intatte, sebbene variamente
rimaneggiate, tutte le difese successive che sono
tipiche del concetto medievale di compartimentazione
militare e funzionale: all’esterno le mura che
racchiudono il paese ed i suoi abitanti, poi la
cinta della bassa corte, ove alloggiavano le truppe
di campagna del signore, ed infine il mastio, ove
risiedeva solitamente il governatore militare del
castello, ma dove il signore poteva eventualmente
rifugiarsi per l’estrema difesa.
Le due colonne tondeggianti del portico di Gradara
sono malatestiane e tardo trecentesche, mentre i
pilastri quadrati segnano l’inizio del portico
sforzesco rinascimentale, dovuto alla
ristrutturazione delle due ali sud-ovest e
nord-ovest compiuto da Alessandro Forza nel 1494,
quando elesse il castello a sua residenza. La
facciata principale del castello ha finestre di
fantasia che però ricalcano la passata disposizione.
Al di sotto delle finestre ci sono lastroni in
pietra bianca forati per il tiro delle bombarde.
L’ingresso e’ praticato in una pseudo torre appena
sporgente dalla cortina, come nel castello di
Cesena. In alto si vede l’apparato a sporgere in
muratura, col parapetto merlato sostenuto in aggetto
sul paramento da mensole triangolari in muratura – i
beccatelli – per consentire la difesa piombante
tramite aperture nel pavimento del camminatoio di
ronda. (caditoie).
La facciata nord-ovest mostra le torri alla stessa
altezza delle cortine, l’apparato a sporgere
continuo e la scarpa, ingrossamento basale delle
murature che si rastrema in altezza, fino a
raccordarsi col muro verticale tramite una tipica
cordonatura in laterizio. La torre sulla destra,
sullo spigolo ovest, nasce da base quadrilatera e si
trasforma in ottagonale con alti raccordi a scivolo.
In basso a sinistra, la porta che consente il
passaggio, comandato dalla torre nord, tra la bassa
corte e l’esterno.
Il ponte levatoio, ovviamente ricostruito, è del
tipo corrente nella bassa Romagna e nelle marche tra
la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Con
due travi contrappesate che reggono con catene il
ponte mobile per controbilanciarne il peso e
consentire una agevole manovra da parte di una sola
persona. Il ponte levatoio non poteva scavalcare
tutto il fossato (avrebbe dovuto essere troppo
lungo) e quindi la parte esterna del fossato era
varcata con un pontile fisso – il “ponte morto” –
denominato a somiglianza della parte emersa delle
imbarcazioni.
Nel pavimento dello “studiolo di Lucrezia”, nella
torre nord, si apre una botola che controlla il
passaggio che, alla base della torre, consente la
comunicazione fra la bassa corte e l’esterno. E qui
si apre una bombardiera puntata sulla cortina della
bassa corte. Questa commistione di elementi
residenziali (lo “studiolo” è uno degli ambienti più
lussuosamente allestiti) e predisposizioni difensive
(caditoia e bombardiera) è tipica dei castelli.