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Regione: Emilia-Romagna | Provincia: Rimini

Visite guidate ai castelli e alle rocche dei Malatesta nell'entroterra dell' Emilia Romagna seguendo gli itinerari turistici dell' ecoturismo a Rimini.

Scopri la guida dei castelli per le escursioni guidate del turismo ecologico in Val Marecchia.


Itinerari turistici: Rimini

Castello di Gradara – Castello dei Malatesta


DESCRIZIONE

Gradara è un tipico castello quadrilatero a corte centrale attorniata su tre lati da portici ed ali residenziali addossate alle cortine. Sul quarto lato la torre maestra ed un palatium. I vertici sono difesi da torri, ognuna con caratteristiche proprie e spesso insolite. Ad est la torre maestra, il mastio, originariamente separato da uno spazio libero dal vicino palatium.

La torre ovest nasce a pianta quadrata e, salendo, si trasforma in ottagonale, in maniera non unica ma assai rara. La torre nord è a pianta quadra, ma alla base comanda le comunicazioni fra la corte esterna e la campagna. La torre sud è un rinforzo poligonale aggiunto al palatium. Il mastio a pianta quadrilatera irregolare infine, è molto più antico degli altri corpi della fabbrica e non sporge all’esterno rispetto alle cortine adiacenti.


CENNI STORICI

Castrum Gradire, menzionato gia nel 1150, nel 1260 è bene allodiale dei Malatesta, che avviano lavori al castello ed alle 2 cinta di mura; dopo la metà del trecento è assegnata ai figli di Malatesta Guastafamiglia, che danno origine al ramo di Pesaro. Nel 1424 è conquistata dalle milizie viscontee e subito restituita. Nel 1442 Sigismondo Pandolfo toglie il castello ai parenti pesaresi, rimodernando la rocca e le mura. Nel 1446 per ben 43 giorni è invano assediata da Francesco Sforza; cade nelle mani delle milizie pontificie nel 1463 e consegnata agli Sforza. Giovanni raddobba il castello in vista delle nozze con Lucrezia Borgia nel 1494 che poi perviene ai Della Rovere ed è adibito a residenza estiva delle duchesse. Negli anni Venti del Novecento il castello è riallestito in stile neogotico dal proprietario, conte Zanvettori.


IL CASTELLO

La particolarità delle fortificazioni di Gradara è di conservare intatte, sebbene variamente rimaneggiate, tutte le difese successive che sono tipiche del concetto medievale di compartimentazione militare e funzionale: all’esterno le mura che racchiudono il paese ed i suoi abitanti, poi la cinta della bassa corte, ove alloggiavano le truppe di campagna del signore, ed infine il mastio, ove risiedeva solitamente il governatore militare del castello, ma dove il signore poteva eventualmente rifugiarsi per l’estrema difesa.

Le due colonne tondeggianti del portico di Gradara sono malatestiane e tardo trecentesche, mentre i pilastri quadrati segnano l’inizio del portico sforzesco rinascimentale, dovuto alla ristrutturazione delle due ali sud-ovest e nord-ovest compiuto da Alessandro Forza nel 1494, quando elesse il castello a sua residenza. La facciata principale del castello ha finestre di fantasia che però ricalcano la passata disposizione. Al di sotto delle finestre ci sono lastroni in pietra bianca forati per il tiro delle bombarde. L’ingresso e’ praticato in una pseudo torre appena sporgente dalla cortina, come nel castello di Cesena. In alto si vede l’apparato a sporgere in muratura, col parapetto merlato sostenuto in aggetto sul paramento da mensole triangolari in muratura – i beccatelli – per consentire la difesa piombante tramite aperture nel pavimento del camminatoio di ronda. (caditoie).

La facciata nord-ovest mostra le torri alla stessa altezza delle cortine, l’apparato a sporgere continuo e la scarpa, ingrossamento basale delle murature che si rastrema in altezza, fino a raccordarsi col muro verticale tramite una tipica cordonatura in laterizio. La torre sulla destra, sullo spigolo ovest, nasce da base quadrilatera e si trasforma in ottagonale con alti raccordi a scivolo. In basso a sinistra, la porta che consente il passaggio, comandato dalla torre nord, tra la bassa corte e l’esterno.

Il ponte levatoio, ovviamente ricostruito, è del tipo corrente nella bassa Romagna e nelle marche tra la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Con due travi contrappesate che reggono con catene il ponte mobile per controbilanciarne il peso e consentire una agevole manovra da parte di una sola persona. Il ponte levatoio non poteva scavalcare tutto il fossato (avrebbe dovuto essere troppo lungo) e quindi la parte esterna del fossato era varcata con un pontile fisso – il “ponte morto” – denominato a somiglianza della parte emersa delle imbarcazioni.

Nel pavimento dello “studiolo di Lucrezia”, nella torre nord, si apre una botola che controlla il passaggio che, alla base della torre, consente la comunicazione fra la bassa corte e l’esterno. E qui si apre una bombardiera puntata sulla cortina della bassa corte. Questa commistione di elementi residenziali (lo “studiolo” è uno degli ambienti più lussuosamente allestiti) e predisposizioni difensive (caditoia e bombardiera) è tipica dei castelli.

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
    
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